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Dal mio scaffale

Racconti di remo

14 Maggio 2024

Solo Bagaglio a Mano

Gabriele Romagnoli

Partendo da un viaggio molto particolare, il protagonista spiega con precise argomentazioni il perché della continua ricerca dell’eliminazione del superfluo. Solo bagaglio a mano è l’incitamento a viaggiare leggeri nella vita, sembrerebbe molto semplice, ma in realtà….

 

Remo Firmani

9 Maggio 2024

Orgoglio e pregiudizio

Jane Austen

Se i classici sono tali ci sarà un perché, e fare la scoperta di un tale capolavoro solo dopo anni di letture, può avere l’unica consolazione nella massima che ogni cosa ha il suo tempo.

“Il perché” di questo classico, a mio avviso, risiede nella capacità di trattare due sentimenti comuni ad ogni epoca, a molti esseri umani e a molti discorsi pronunciati, con lucida attenzione ai minimi particolari dell’animo dei personaggi che popolano questa storia. I suddetti sentimenti sono intrisi della più ampia gamma di argomenti che vanno dall’amore all’amicizia fino alla parentela senza che quei sentimenti possano far propendere per un personaggio piuttosto che per un altro senza tema di smentita, qualche capitolo più in avanti. Infatti i sentimenti che caratterizzano di volta in volta i personaggi mutano dall’orgoglio e pregiudizio, passando per egoismo e alterigia, fino ad arrivare ad essere tolleranza ed affetto o addirittura, amore e altruismo.

La scrittura impeccabile di altri tempi riesce a delineare con abbondanza di particolari i caratteri dei personaggi principali ed in particolare le sorelle Jane e Elizabeth, messe in contrapposizione per il loro modo di vedere ciascun episodio del romanzo, rappresentano l’impagabile scoperta dei sentimenti umani che seppur in apparenza tanto distanti, possono rivelarsi inspiegabilmente vicini.

È tra i libri che più ha impresso nella mia mente i personaggi ed i luoghi in maniera vivida ed indelebile.

 

Remo Firmani

19 Aprile 2024

L’invenzione della Solitudine

Paul Auster

Tra il ritratto di un uomo invisibile e il libro della memoria che compongono questa “Invenzione della solitudine” di Paul Auster, vi passa un punto di vista diverso. Nel primo l’autore racconta in prima persona gli episodi accaduti a seguito della morte improvvisa di suo padre, mentre nel secondo la terza persona onnisciente prende il sopravvento.

La prima parte è coinvolgente sin dalle prime righe, la scoperta della mancanza del padre, che aveva vissuto una vita in maniera distaccata e spesso superficiale, lascia il posto ai crudi avvenimenti che accaddero prima della nascita dello scrittore e che forse sono alla base del comportamento evanescente del padre, che in qualche modo dovette fare i conti con degli episodi più grandi di lui, di sua madre e dei suoi fratelli. La descrizione che Auster fa di suo padre, della sua patologica riluttanza a spendere, riesce a catapultare il lettore in quegli stereotipi rabbini che però non hanno nulla di prevedibile e scontato. Anche la necessità di essere accettato, sostenuto e incoraggiato dal padre, si scontrano puntualmente con i tratti caratteristici della figura paterna, ma non hanno molto di trascendentale se paragonati all’episodio cardine di tutto il racconto.

Il libro della memoria, per lo meno nelle prime pagine, lascia spiazzato il lettore, che si trova quasi a non capire di cosa si stia parlando. Inizialmente si avverte un senso di fastidio che svanisce pian piano che si avanza con la lettura, e la scoperta che coglie il lettore verso la fine della lettura è qualcosa da lasciare senza fiato.

I vari richiami e citazioni sono sviscerati dall’autore con grande maestria, e quando viene chiamato in causa Collodi con la storia di Pinocchio, il lettore non può non attingere a tutti i suoi più reconditi ricordi dell’infanzia. Nessuno può rimanere indifferente alle storie di Mille e una notte, Guerra e pace e i Fratelli Karamazov

L’invenzione della solitudine è quel luogo in cui ci rifuggiamo per diventare immortali, attraverso storie e racconti che perpetuano la nostra vita e ci allontanano dalla morte.

 

Remo Firmani

15 Aprile 2024

senza sangue

Alessandra Baricco

Quando ero bambina mi piaceva Nina. Ma finì tutto quel giorno. Adesso ho tanti nomi. Nella parte centrale del libro Senza Sangue, la protagonista arriva a conoscere chi le aveva sottratto la felicità e la tranquillità di quando era bambina. In un bar danno vita ad un discorso memorabile che è uno scavare nel passato, nei meandri dei sentimenti umani, in ciò che la vita può regalare senza che nessuno se l’aspetti.

Pensando agli altri capolavori che ho letto di Alessandro Baricco quali novecento, seta, oceano, questo libro ha qualcosa di più profondo e intricato, come la storia della piccola Nina che vive una vita alla ricerca degli assassini di suo padre e suo fratello e che è talmente ostinata e allo stesso tempo bisognosa di affetto e sicurezza che ci regala nel secondo ed ultimo capitolo, una dimostrazione di come la vita costellata di dolori possa portare in sé un seme per la pace.

 

Remo Firmani

11 Aprile 2024

I miei giorni alla libreria Morisaki

Satoshi Yagisawa

Quel che resta dopo aver letto “I miei giorni alla libreria Morisaki” è la semplicità della scrittura che arriva diritta al cuore del lettore. Resta un senso di appagamento che è tipico dei grandi classici pur senza averne la stessa corposità. Il personaggio Takako si trova ad affrontare tante situazioni inaspettate, dalla perdita del fidanzato e contemporanea perdita del lavoro, dal riavvicinamento a suo zio, che la scuotono nel profondo e dopo un periodo di torpore e di sonni infiniti, torna a vivere grazie al suo lavoro nella libreria Morisaki situata nel quartiere Jinbocho, definito il paradiso dei lettori per la quantità di librerie che vi si possono trovare.

 

Remo Firmani

08 Aprile 2024

Cent’anni di solitudine

Gabriel Garcia Marquez

Il Romanzo, che ha una sua precisa connotazione sin dall’incipit che può essere ricordato per la forza evocativa di un plotone d’esecuzione e per l’originalità e la verginità di un villaggio di venti case d’argilla, da cui parte la storia fantastica, fantasiosa, fluviale e turbolenta dei Buendia. È la storia o l’insieme di storie di personaggi immortali che tramandano il loro nomi di generazione in generazione e che l’infinita Ursula suddivide in Aureliani, riservati e con lucido discernimento e in Josè Arcadio impulsivi e intraprendenti ma marcati dall’ineluttabile tragicità delle loro vite.

A Macondo prima arrivarono gli zingari con i loro saltimbanchi ed equilibristi ed insieme a loro il ghiaccio, poi arrivò la peste dell’oblio e solo Melquiades riuscì a ripristinare la memoria grazie a una sua magia. Poi arrivò la guerra ed il solitario Aureliano divenne il colonnello e smise di fabbricare pesciolini d’oro. Arrivò anche il treno che portò con sé i Gringos e il commercio di banane e quel decadimento accelerò inesorabilmente. Arrivò la pioggia che cadde inesorabilmente per quattro anni, arrivò la siccità che arse la terra per dieci anni.

I pesciolini d’oro che Aureliano creava nel suo laboratorio giovanile e che il Colonnello Aureliano tornerà a produrre una volta che l’armistizio avrà decretato la fine di tutte le sue trentadue guerre, rappresentano il legame tra il presente ed il passato che inizia con la solitudine e finisce con la stessa.

Con una scrittura poderosa e incontenibile Gabriel Garcia Marquez, nel 1967, traccia un nuovo solco nella terra delle opere d’arte della scrittura con la pubblicazione di questo straordinario capolavoro.

 

Remo Firmani

05 Aprile 2024

Il vecchio al mare

Domenico Starnone

A ottantadue anni Nico decide di prendere in affitto una casa al mare per fare pace con i suoi dolori che arrivano improvvisamente e altrettanto misteriosamente scompaiono. Sulla battigia posiziona la sua sedia osserva il mare, scrive, ricorda e incontra persone spesso più giovani di lui che pian piano diventano parte del suo quotidiano. Tra queste persone spicca Evelina che ha una boutique o butik come la chiamava sua madre Rosa, è sulla sessantina, bionda e attraente. Lu è un’altra figura femminile che osserva andare in canoa e così decide di acquistare un Kayak per farsi insegnare da quella ragazza come pagaiare. Un giorno Nico entra nella boutique di Evelina e scopre che Lu è la sua commessa e pian piano gli ritorna in mente sua madre Rosa che faceva la sarta e cuciva dei bellissimi vestiti che indossava anche per andare dal panettiere. In questi ricordi emerge la figura gelosa del padre che non sopportava la leggerezza della moglie e i suoi ricordi si intrecciano con le immagini delle donne, che osserva mentre provano gli abiti, paragonate a sua madre Rosa, morta troppo presto per essere ricordata pienamente. Ma Rosa non assomiglia a nessuna di quelle donne.

Un romanzo scritto molto bene e che va letto con l’idea di scoprire il mondo dell’uomo che sfida se stesso nell’andare avanti a discapito del proprio finale che incombe da un momento all’altro.

 

Remo Firmani

27 Marzo 2024

Ci vediamo in Agosto

Gabriel Garcia Marquez

Questo romanzo postumo è stato conservato come una reliquia dai figli di Gabo, che l’aveva bocciato come non adatto alla pubblicazione. Spesso i libri vanno fatti riposare e, dopo un riposo di circa dieci anni, i figli di Marquez hanno ritenuto opportuno, con un atto di tradimento, far felici i fan di Gabriel e pubblicarlo con l’editing di Cristòbal Pera.

In questo romanzo, che ho letto nel giro di una giornata uggiosa di marzo, si narra l’appuntamento fisso della protagonista Ana Magadalena Bach, con l’isola in cui era seppellita la madre che ogni sedici agosto l’accoglieva sotto una pioggia indefessa. Le portava i suoi gladioli preferiti e la notte si dedicava a conoscere l’uomo della sua vita? No, l’uomo della sua notte di follia. Al ritorno a casa, trovava suo marito che faceva il musicista, sua figlia che voleva diventare una suora di clausura mentre amoreggiava con un musicista jazz e suo figlio era avviato alla carriera di musicista. Al primo ritorno a casa, cercò di dimenticare la sua notte d’amore, ma poi con il tempo aspettava sempre con impazienza quel 16 agosto da infarcire di gladioli e sesso sfrenato.

Si tratta di un dono della famiglia di Gabriel Garcia Marquez ai lettori e a caval donato non si guarda in bocca.

 

Remo Firmani

25 Marzo 2024

Senza Nome

Wilkie Collins

Fare la recensione di un romanzo di oltre ottocento pagine è difficile in quanto, nel momento in cui sei arrivato alla conclusione, rischi di non ricordare l’inizio. In questa edizione 2024, di Fazi Editore, Senza Nome è un romanzo pieno di ritmo e personaggi caratterizzati in maniera tale da essere talmente reali da suscitare ammirazione, compassione, amore e simpatia. Le Sorelle Norah e Magdalen sono le figlie di un ricco ereditario che però non ha mai sposato Mrs Vanstone. Quest’ultimo importante particolare viene alla luce solo quando, alla morte improvvisa del padre, e della madre, ci si accorge che il testamento nei riguardi di Norah e Magdalen non era stato redatto. Inizia per le due ragazze la vita vera, priva di attenzioni da parte dei genitori e piena di tribolazioni e ristrettezze economiche che non avevano mai pensato di vivere fino a quel momento, in tutto questo c’è una sola persona che si occupa di loro amorevolmente ed è la loro governante Miss Garth. Norah, la maggiore, reagisce in maniera remissiva accettando il verdetto legale che assegnava tutto il patrimonio del padre al fratello maggiore che in maniera egoistica non riconosce le sue nipoti degne di considerazione nell’ambito testamentale. Magdalen, che sin da bambina era sempre stata piena di energie e di iniziative, giura di i riprendere tutto il patrimonio che le sarebbe spettato, costi quel che costi. Chi delle due sorelle otterrà la propria ricompensa? chi delle due vivrà nel bene? chi nel male?

un vero capolavoro pieno di magistrali colpi di scena, di personaggi descritti con dovizia di particolari che anche se commettono delle nefandezze inenarrabili, risultano persino simpatici per la loro perspicacia e ostinazione.

Questo è il primo libro che leggo di Wilkie Collins e mi ha impressionato per la quantità di ribaltamenti di fronte che come in un saliscendi di emozioni mi ha tenuto con il fiato sospeso lungo le oltre ottocento pagine di pura adrenalina. L’avevo scelto per questa frase sulla quarta di copertina: “è impossibile smettere di leggere Wilkie Collins” Alessandro Baricco. Consigliatissimo.

 

Remo Firmani

05 Marzo 2024

Lessico Famigliare

Natalia Ginzburg

Il lessico Famigliare di Natalia Ginzburg è qualcosa di molto particolare e coraggioso. Particolare l’aver scelto di scrivere tra le avvertenze che luoghi, fatti e persone sono reali e che nulla è stato inventato e pertanto si è davanti ad un romanzo autobiografico che comprende oltre alle persone della famiglia Levi (cognome di battesimo della Ginzburg) anche personaggi illustri della scena italiana degli anni 30 e 40, quali Pavese del quale ne descrivere accoratamente i motivi del suicidio, la famiglia Olivetti, Einaudi e tanti altri. La protagonista ultima di cinque figli, riesce a raccontare attraverso le parole e le locuzioni tipiche usate dal padre e dalla madre e gli scherzini utilizzati da alcuni fratelli, uno spaccato delle famiglie che si opponevano al regime fascista e che per via di queste scelte dovettero sperimentare il carcere, talvolta trovandolo persino liberatorio e motivo di orgoglio. I luoghi descritti nel romanzo sono, principalmente, quelli della Torino degli anni 30 e 40 in cui la Natalia cresce, e poi lavorerà nella casa editrice che rappresenta il momento più importante della sua vita, in quanto impreziosito dagli scambi di idee con Pavese, Balbo, l’editore e che la fecero maturare sotto il profilo di scrittrice. La figura del padre in questo romanzo, risulta essere centrale in quanto a lui si ricorre sempre nelle descrizioni di altri personaggi, a lui si ricorre sempre nel tirar fuori parole dialettali o inventate quali: Sbrodeghezzi, sgarabazzi e sempio. Con Giuseppe iniziava il romanzo, che si lamentava degli sbrodeghezzi dei propri figli e con Giuseppe finisce questo romanzo che si lamenta dei racconti della moglie ascoltati chissà quante volte.

 

Remo Firmani

18 Gennaio 2024

baumgartner

Paul Auster

Baumgartner, è il titolo dell’ultima fatica letteraria del multi best seller Paul Auster e per me il primo libro che leggo di quest’autore. È stato un acquisto d’impulso di fine anno, l’avrò preso per la copertina, per il fatto che fosse in madre lingua in mezzo ai libri in italiano, o perché mi ha catturato la quarta di copertina? Chi può dirlo. Fatto sta che l’ho iniziato a leggere e più volte ero tentato dal lasciarlo. Ma alla fine non lascio un libro, sono sempre fiducioso che la svolta sia dietro la prossima pagina e devo dire che è un bel libro, ma mentre negli altri libri la svolta arrivava sempre dopo la metà, in questo caso ho dovuto attendere la tre quarti. Poco male, tutto è bene quel che finisce bene, non nel senso del finale, anche perché qui, come in ogni libro che si rispetti, non vi è alcun finale. Il bello di questa attesa, durante la lettura è stato che ho trovato la giusta collocazione di quest’opera. Tra i libri che riassumono la vita di uno scrittore, dell’amore che prova per sua moglie e per l’emozione di conoscere nuove persone anche in età avanzata.

Baumgartner è il nome del protagonista, anzi il cognome, che oltre a scrivere libri, ha da risolvere, nell’immediato delle pagine iniziali, una serie di inconvenienti che per la sua età avanzata non sono affatto confortevoli. Se è vero che aveva dimenticato sul fornello una pentola che stava andando a fuoco e che nel prenderla si brucia una mano, non ha di certo dimenticato sua moglie Anna, ormai morta da nove anni in un incidente in mare. Quel pentolino bruciato è proprio l’esca che lo riporta indietro al momento in cui conobbe sua moglie.

Il libro è un viaggio a ritroso tra la vita con sua moglie, la vita dei suoi famigliari, i suoi scritti e quelli di Anna. Una sorta di rendez vous di episodi che riaffiorano alla mente mentre gli accade altro. Nonostante l’età avanzata e la solitudine nella sua casa, riesce a sperimentare l’emozione per la richiesta da parte di una giovane laureanda che vuole fare una tesi sulla genialità di Anna Blume. Baumgartner si prepara a ricevere la visita della giovane Beatrix Coen e rispolvera tutti i manoscritti di Anna, valutando quelli che potrebbero essere interessanti per una pubblicazione.

 

Remo Firmani

12 Gennaio 2024

Le cose importanti

Gianluca Vialli

Il nove gennaio sono rientrato in ufficio nel tardo pomeriggio ed avevo tante cose da fare, ma avevo un pensiero fisso, andare a comprare il libro di Luca Vialli nel giorno di uscita. Quindi dopo aver sistemato alcune impellenze, esco cinque minuti e vado a comprarlo.

Mi sento emozionato perché è come se avessi ancora un’opportunità di ascoltare un po’ Luca Vialli. Rientrato in ufficio, tra una mail e una telefonata inizio a leggerlo, tanta è la voglia di sapere cosa ha da dirci Luca.

Tra le prime parole che leggo è che, tra i membri della troupe che era a casa sua per le riprese di “La Bella Stagione”, c’era emozione, c’era felicità. Mi sono rituffato in quelle tre ore che ebbi l’opportunità di stargli vicino, ero felice ed emozionato, non confuso e felice, ma emozionato e felice. Luca Vialli ha sempre avuto le idee talmente chiare che riusciva a chiarirle anche a coloro che avevano la fortuna di essergli vicino.

In questo splendido libro che ho iniziato il nove, numero di maglia di Luca e terminato il 10, numero di maglia di Mancio, si percepisce la capacità di essere leader, di saper divertirsi, di ottenere risultati, di voler fare le cose per bene, con dedizione, rispettando il proprio ruolo e i propri compagni.

Luca Vialli sembra un fiume in piena di aneddoti esilaranti, positivi ed emozionali che ti fanno ridere, riflettere e piangere. Nel capitolo Being on time, sii puntuale, parla del suo concetto di essere puntuale, che ai tempi della Samp era quello di essere ben riposato quando arrivava all’allenamento in pigiama e dopo essersi appena svegliato. Aveva persino escogitato il modo per far credere che era arrivato 35 minuti in anticipo, facendosi buttare l’acqua in faccia dal magazziniere e lasciando intuire che avesse sudato. Ma come diceva Boskov, lui sapeva risolvere i problemi prima che gli altri se ne accorgessero. Altro aneddoto esilarante è quello di come sia riuscito ad evitare le telefonate alle 6.30 del mattino da parte dell’Avvocato. Nessuno avrebbe mai pensato di farsi amico il centralinista affinché lo chiamasse verso le 9.30, alla fine del giro di telefonate mattutine di Agnelli. Rido ancora. Ci vuole davvero coraggio.

Gli aneddoti sono un’infinità, sono tutti utili al cambiamento ed alla comprensione di come porsi meglio con gli esseri umani. Sono andato spedito nella lettura perché molte cose le avevo già lette su Goals e su La Bella Stagione, ma è stato un ripasso ed un approfondimento dei concetti che hanno reso Luca Vialli un essere speciale.

Ad ogni modo la perla di questo libro è quella che è stata letta dalla figlia Sofia durante la serata di Genova, la perla assoluta è quando l’infermiera dell’ospedale di Londra gli dice che assomiglia a Bruce Willis, quel paragone lo riempì di gioia perché quando usciva con i compagni scherzava sempre sul fatto che lui assomigliava a Bruce Willis, ma nessuno lo ascoltava. Poi però Vialli dice all’infermiera che lui assomiglia di più ad un allenatore ed ex calciatore di nome Gianluca Vialli, l’infermiera chiede come si scrive e lo googola, guarda le foto, si gira verso la sua collega ed alla fine fa: no lei assomiglia di più a Bruce Willis. In quel momento Luca ha pensato, ecco se lavori sodo per tutta la vita, se fai sacrifici e non molli mai, alla fine riesci ad essere Bruce Willis.

Belli anche i saluti di Massimo Mauro e Roberto Mancini.

La lettura di questo libro la consiglio non solo a chi è fan di Luca Vialli, ma soprattutto a chi non l’ha mai sentito nominare, lo consiglio a tutti, perché penso che possa essere un motivo di riflessione per la crescita del genere umano.

In Goals ad un certo punto c’era scritto: “Humanitas, che poi vuol dire guardarsi negli occhi”, questo manca, il guardarsi negli occhi e cercare di stabilire delle relazioni intrise di amicizia, lealtà, altruismo, professionalità e rispetto per la vita.

 

Remo Firmani

5 Gennaio 2024

NOVE RACCONTI

 J.D. Salinger

I Nove Racconti di J.D. Salinger è una simpatica riscoperta di fine anno, che mi ha lasciato una voglia di scrivere sulla penna che è tipica conseguenza delle letture dei grandi scrittori.

I racconti sono carichi di dialoghi talmente verosimili che pensi di essere uno dei protagonisti, talvolta militare, talvolta bambino ed infine donna. Sono loro che impreziosiscono le storie di Salinger.

Dai tempi del Giovane Holden la sensazione di precarietà che emerge dai personaggi è vivida fino a farti mancare il respiro e a darti quella voglia di portare a termine la lettura, che però, un finale non ha.

Tra le tre storie che più si sono fissate nella mia mente ci sono sicuramente, Un giorno ideale per i pescibanana, L’Uomo Ghignante e Teddy.

Il primo racconto parte dalla protagonista Muriel che è indaffarata in una comunicazione telefonica con la madre che è chiaramente preoccupata per la salute mentale del marito di sua figlia, Seymour e che questi possa perdere il controllo da un momento all’altro, come aveva predetto il dottor Sivetski. Ma Muriel non ha intenzione di ascoltare i genitori che vorrebbero che lei tornasse subito a casa dalla vacanza appena incominciata.

L’Uomo Ghignante è il racconto dalla voce narrante di un bambino di nove anni che apparteneva ad un club Comanche e che ogni pomeriggio veniva prelevato insieme ad altri bambini, dal pullman del Capo che raccontava loro una storia a puntate sull’Uomo Ghignante, mentre li conduceva ai loro giochi. Niente di più avvincente che possa tenerti in attesa di un finale che se pur non è presente, ti arriva la sensazione che l’Uomo Ghignante, nelle sue mirabolanti imprese, voglia prenderti per mano e farti dimenticare che Mary Hudson, la bellissima ragazza del capo, non sia più dei Comanche.

Teddy è l’ultimo racconto dei nove che mi ha tenuto compagnia per qualche giorno. L’ho nominato tra i tre che più sono rimasti impressi nella mia mente in quanto il ragazzino Teddy, appunto, ha una intelligenza fuori dal comune e sa di provenire da un’altra vita e di dover proseguire per un’altra vita chissà quando, forse a breve. I suoi pensieri vengono prima snocciolati ai suoi genitori nella cabina della nave da crociera, poi al ragazzo più grande di lui, Bob Nicholson, che lo stava osservando attentamente da un po’ mentre scriveva sulla sdraio della nave. Bob Nicholson era così interessato ai pensieri di Teddy che non vuole proprio lasciarlo andare.

Gli altri sei racconti non è che siano da meno, anzi, ma questi li terrei in cima alla lista.

 

Remo Firmani

3 Gennaio 2024

NOVECENTO

Alessandro Baricco

Leggere Novecento in circa un’ora è come fare il pieno di prosa tra musica e parole. Si viaggia su una nave carica di esperienza e di storie raccontate dalla voce incredula e sognante di un compagno di viaggio di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento. Barcollando tra le parole cariche di poesie e onde dell’oceano, ascoltando la musica che promana da chi, pur vivendo su una nave in mezzo al mare, sa leggere le persone e tramuta in note le loro esperienze, le loro vite e le loro atrocità. I capolavori vanno letti d’un fiato perché non ci sia distrazione tra parole e sentimento di chi, se solo provasse a scendere da quelle note, ne verrebbe risucchiato indietro a fare i conti con il passato.

Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento incanta i passeggeri della Virginian, con le sue note bianche e nere, dialoga con il suo amico trombettista nell’ultima notte che suonano insieme, dicendo cose che solo la musica ha il potere di comunicare. Ma poi, quando la Virginian sta per essere fatta esplodere, tutta la musica vissuta insieme, riaffiora in un dialogo di parole soavi.

Tutto è geometria secondo Danny. Il cerchio si chiude in questo “testo in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce.” L’ho letto ad alta voce ed il suono delle parole soffiava come il vento sulle onde dell’oceano.

 

Remo Firmani

29 Dicembre 2023

IL FU MATTIA PASCAL

Luigi Pirandello

Una delle poche cose che si possono sapere quando si vuole essere liberi è il proprio nome. In questo romanzo filosofico, Luigi Pirandello, inizia a scrivere senza sapere nient’altro che il nome del protagonista Mattia Pascal, che partendo da una vita agiata nella propria famiglia d’origine, riesce a perdere tutto quello che ha per via dell’incapacità sua e di suo fratello di porre riparo alla malvagità dell’uomo di fiducia del padre che con il passare degli anni si mostrò tutt’altro che al servizio della famiglia. Preso nella morsa della moglie insoddisfatta e di una suocera megera, Mattia Pascal, era costretto a vivere una vita da bibliotecario senza alcuna soddisfazione e piena di rimpianti.

decise di far perdere le tracce dopo essere stato assalito dal grande dolore della perdita di due figlie gemelle e dalle continue oppressioni di moglie e suocera che non riusciva più a sopportare. Arrivò a Montecarlo dove iniziò a giocare d’azzardo. Vinse un bel gruzzolo e decise che era arrivato il momento di tornare a casa. Mentre stava tornando in treno, faceva delle congetture sul come avrebbe utilizzato quel bel gruzzoletto che aveva vinto e gli scappava da ridere al pensiero che moglie e suocera sarebbero rimaste di stucco nel vederlo ormai di nuovo sulla cresta dell’onda.

Tutte le congetture che aveva fatto, andarono in frantumi quando lesse un titolo di giornale sul quale era scritto che Mattia Pascal era stato trovato morto nel lago della Stià, podere di famiglia che era in mano ai creditori. In un primo momento fu assalito da sgomento, ma poi vide l’opportunità di essere finalmente libero. Cavalcò quella notizia dandosi il nuovo nome di Adriano Meis e per due anni visse in varie parti d’Italia, fino a quando non approdò a Roma dove visse in affitto presso una famiglia in cui vi era una situazione complicata. Si innamorò della figlia del signor Paleari e pur essendo quest’amore ricambiato, un episodio di furto ai suoi danni gli fece decidere che anche il momento di Adriano Meis era finito. Simula un altro suicidio di quest’ultimo e torna a Maragno, dove trova che sua moglie si è nuovamente maritata ed ha una bimba di quattro mesi.

Il personaggio che pensa di acquisire la sua piena libertà dalle proprie difficoltà esistenziali, dai conflitti con la propria moglie e la propria suocera, dalle strettezze economiche, capisce che non vi può essere libertà, senza costrizioni burocratiche. Il personaggio Adriano Meis, non può stringere relazioni durature con nessuno perché dovrebbe spiegare da dove proviene ed il fatto che il suo nome è conseguenza di un affrettato suo riconoscimento da parte dei suoi famigliari, che, o per negligenza o per malafede, si sono liberati di Mattia Pascal e si sono affidati ad un nuovo uomo di famiglia. Adriano Meis, va via dalla famiglia Paleari per non far soffrire Adriana che corrisponde al suo amore, ma che è ignara del suo passato e potrebbe anche essersi innamorata di un ideale di uomo che in realtà non esiste.

 

Remo Firmani

13 Dicembre 2023

VUOI STAR ZITTA, PER FAVORE?

Raymond Carver

È il libro d’esordio di Carver che era sul punto di suicidarsi d’alcool. Attendeva con ansia di avere successo con la scrittura, ma non arrivava. La storia con sua moglie Maryann era agli sgoccioli dopo una serie di liti, riappacificazioni, tradimenti e confusioni che non portavano da nessuna parte il loro rapporto. Nel 1976 quando questo libro venne pubblicato Carver aveva trentasette anni e due figli grandi. Il libro è la prima vera raccolta di racconti e l’inizio della short story. I racconti sono tutti immediati e diretti con il linguaggio più asciutto che si possa utilizzare. In Grasso il racconto è dal punto di vista di una cameriera di un ristorante in cui entra un uomo grasso che al momento dell’ordinazione dà l’impressione di non voler mangiare niente, mentre alla fine ha ingollato tutte le portate indicate nel menù con annessi gelato e dessert. In Vicini i due protagonisti hanno l’incombenza di accudire la casa dei vicini che partono per una vacanza, ma pian piano si scopre che forse non torneranno mai. In Collettori un venditore di aspirapolvere, cerca di rifilare al disoccupato Slater un aspirapolvere e non desiste dal mostrare tutto quello che può fare sulla mobilia e la tappezzeria di quella casa così dimessa ed ammuffita. I racconti sono dei piccoli capolavori di scrittura, in cui Carver dimostra di essere la Scrittura. Proprio nell’ultimo racconto che dà il titolo al libro, si viene trascinati in un dialogo paranoico tra due coniugi che fuori controllo ed in preda all’alcool si lasciano trascinare in un vortice deleterio di un episodio che ormai era andato nel dimenticatoio. L’intero libro è uno spaccato delle disavventure di Carver nella prima parte della sua vita, quella prima di diventare uno scrittore affermato che sono l’essenza del suo modo di scrivere, senza alcuna parola fuori posto o in eccesso. Tutto ha un rigore ed una logica che esulano dalla confusione e dalla rabbia che inficiano la sua vita di coppia.

 

Remo Firmani

21 Novembre 2023

Viaggi in Italia

Truman Capote –  edito da Garzanti

Pur essendo lo scrittore preferito del mio scrittore preferito, Murakami, non avevo mai letto niente di Capote. Viaggi in Italia mi è capitato tra le mani casualmente e mi ha colpito sin dalle prime righe per la freschezza del linguaggio, l’immediatezza del messaggio ed ovviamente per le descrizioni sognanti di tre posti italiani: Lago di Garda, Ischia e Taormina. Il viaggio in Europa di Capote si svolge tra il 1948 e il 1950, quando, insieme al suo amico D. arriva sul lago di Garda e descrive attraverso immagini nitide ed evocative, sia i luoghi incantevoli del lago di Garda, che le avventure d’amore, finite male, tra il suo amico D e la incandescente Lucia Ischia invece esce inizialmente dalle descrizioni della nave Principessa che trasporta sia detenuti che devono scontare pene sull’isola che chi deve prendere i voti di castità. L’arrivo della nave è un momento di festa, una delle tante scuse per prendersi una pausa dalle già esigue attività giornaliere. È ovviamente un posto in cui l’orologio, simbolo della frenesia moderna cade e si rompe per dare spazio alla completa rilassatezza della gente che si diletta con poco, mentre si inerpica su una carrozza verso la cima di un colle.

 

Remo Firmani

31 Ottobre 2023

Se tu fossi neve

Eleonora Sottili

Recensire questo libro è impegnativo per via delle storie che si intrecciano e della complessità delle vite dei personaggi, che fanno cose fuori dal comune e che tengono il lettore in apprensione per le loro vicissitudini.

Jason, Zadie e Alice. Tre personaggi descritti in maniera sopraffina dall’autrice che riesce ad esprimere in maniera esaustiva tutto quello che pensano che vedono, lasciando il giusto spazio all’immaginazione del lettore che sembra lasciarsi trasportare per le strade di New York alla ricerca dei personaggi e del loro senso all’interno della storia.

Jason è un artista che disegna per categorie. Erano le due e trenta di un sabato pomeriggio quando alla Grand Central Station, ci fu l’esperimento del congelamento generale. Quindi chiunque stesse da quelle parti, rimase fermo per due minuti, chi mentre mangiava uno yogurt, chi mentre beveva e chi era sul punto di perdere il cappello. Quest’ultima persona era una ragazza con un cappello da fantino rosso, che catturò l’attenzione di Jason Polan, che ebbe il desiderio di andarla a baciare non appena fossero passati quei due minuti. Ma non essendo riuscito nel suo intento, poiché la ragazza si era volatilizzata, Jason decise che l’avrebbe ritrovata disegnando la gente comune di NY.

La vicina di appartamento di Jason Polan si chiama Zadie ed è una ragazzina di dodici anni appassionata di spedizioni al Polo Sud. Il ghiaccio, il freddo ed il congelamento sono il filo conduttore di questa storia d’amore e di passioni.

Quando Alice, arrangiatrice di dialoghi per il doppiaggio dei Simpson, inizia a trasferire la propria malinconia nei “suoi” personaggi, è arrivato il tempo di andare a trovare i suoi amici a New York, Doug e Filippo, che hanno qualcosa di importante da dirle. Così Alice prende il volo che da Torino la porta a NY ed atterra senza troppe complicazioni, nonostante i suoi pensieri fossero pieni di immagini nefaste di incidenti aerei e via dicendo.

Jason è talmente preso dalla ricerca della ragazza con il cappello da fantino, da non accorgersi che la piccola ed intraprendentissima Zadie mandava delle mail per farlo andare nei posti più disparati a disegnare persone, nella speranza che il suo amico potesse finalmente ritrovare la propria ragazza dal cappellino da fantino.

Al museo delle scienze naturali, Alice fece un test di gravidanza che risultò positivo e non si accorse che Jason l’aveva disegnata di spalle e fu impaurita dall’approccio diretto di quel ragazzo che diceva di aspettarla da due anni. Alice ebbe paura e fuggì, frastornata dalla novità che portava in grembo e dall’essere al centro dell’attenzione di un ragazzo che non aveva mai visto prima e che diceva di aspettarla da due anni.

La storia continua tra mille episodi rocamboleschi e pericolosi che si svolgono nel bel mezzo di una tempesta di neve che si abbatte su New York, il tutto impreziosito dalla capacità evocativa delle descrizioni vivide cariche di pathos.

Da leggere.

 

Remo Firmani

24 Ottobre 2023

Il Circolo pickwick

Charles Dickens

Leggere “Il Circolo Pickwick” implica un viaggio che ciascun lettore, ma forse ciascun essere umano, dovrebbe compiere almeno una volta nella propria vita. Si tratta di un viaggio attraverso un’epoca ed attraverso i suoi personaggi, che oltre ai quattro Pickwickiani, sono circa una ottantina. Quel viaggio a cui accennavo è un viaggio che ciascun lettore di quest’opera compie all’interno di se stesso. I quattro amici del Circolo Pickwick vanno in giro per la campagna londinese a caccia di nuove storie da raccontare, nuove avventure da vivere e nuove amicizie da coltivare.

Lo stile narrativo di Dickens è unico dall’inizio alla fine del romanzo ed è carico di significati espressi attraverso un vocabolario ricco che modula a seconda delle circostanze e dei personaggi che vengono dipinti talmente realisticamente, che non sono personaggi ma persone che ci prendono per mano e ci guidano in un mondo che anche se non l’abbiamo vissuto dal vivo, sembra essere il nostro mondo. Un mondo fatto di amicizia, baldoria, comicità, ma anche liti legali, baruffe arresti e matrimoni d’interesse.

La comicità che fa da fil rouge per tutto il romanzo, ha come sua caratteristica principale l’ingrandimento di un particolare fino ad estremizzarlo e renderlo la degenerazione di un fatto, un accadimento, una caratteristica di un personaggio/persona.

Abbiamo detto che i nostri amici Pickwickiani, partono alla ricerca di storie da raccontare, ed il romanzo si compone di storie nelle storie che talvolta ci inducono a fare un passo indietro per ricordare cosa fosse accaduto qualche centinaio di pagine più indietro. Tant’è vero che la storia parte in maniera talmente baldanzosa ed allegra, che ci si chiede come ci si è arrivati alle stanze della Fleet, come è possibile che degli avvocati interpellati da una donna che reclamava una proposta di matrimonio disattesa, possano fare arrestare la propria assistita per mancato pagamento di quanto dovuto, insito in cavilli legali sottaciuti alla povera malcapitata. Pertanto il clima di festa va pian piano spegnendosi con lo scorrere delle pagine, a causa, come spesso avviene nella vita reale di donne che hanno ben poco di comico, ma che badano al concreto del doversi maritare.

Ma anche nella situazione più difficile del suo peregrinare, Mr Pickwick muta da allegro e gioviale a saggio e virtuoso. Aiuta i suoi amici a reintegrarsi in società, come Jingle e Job, oppure a maritarsi come Snodgrass, Winkle e Weller e si ritira a vita privata sciogliendo il circolo Pickwick.

Il finale, se ce ne fosse stato bisogno, è il più corroborante per l’animo di ciascun lettore.

Portare a termine questa lettura è stata un gran fatica, ma mi ha dato la consapevolezza che non si può essere appassionati di lettura e scrittura senza aver assimilato l’arte di quest’opera.

 

Remo Firmani

29 Settembre 2023

Chi dà luce rischia il buio

Giulia Ciarapica

Partiamo dalla copertina che è sempre la prima cosa che può attrarre in un libro ed in questo caso mi ha incuriosito molto. Poi il titolo che, nella sua contrapposizione tra luce e buio, richiama un sentimento di cui ciascuno di noi si sente un pò portatore. Quindi già due punti a favore di quest’opera, ma è solo l’inizio. Passiamo alla quarta di copertina, da qui vengo catapultato in un mondo che risale a qualche anno prima della mia nascita e che avrei voluto conoscere meglio perché è quello in cui la mia vita si apprestava ad avere la luce.

Poi inizio a leggere il libro e faccio fatica per le prime cento pagina ad entrare nel significato dell’opera. Ma questo è un problema che mi capita spesso, per fortuna ho il mio codice di lettura che mi impone di andare sempre avanti, perché un senso c’è in ogni cosa e in ogni libro, basta solo saperlo cogliere. Il senso è quello che riflette le nostre esperienze e le nostre vite e quindi ciascun libro, il medesimo libro, ha un significato diverso a seconda di chi lo legge.

Arriviamo poi alla descrizione del personaggio Rita, che fa scattare la fatidica scintilla per questo romanzo. È in questo punto, a pagina 118, mentre il personaggio di cui sopra è in chiesa a pregare o a sfidare il Cristo, che inizio a capire la bravura di chi scrive, che riesce a definire i personaggi con una naturalezza ed una carica emotiva che sono l’essenza della scrittura. Da lì in poi sono entrato in perfetta sintonia con l’autrice ed i suoi personaggi.

Infine quando il romanzo si avvia alla sua conclusione vi è un ultimo colpo di fioretto che è il discorso di Annetta a pagina 350, che mi ha stupito ancora una volta per l’emozione che ti coglie all’improvviso e per la carica contagiosa che fa risorgere dalle ceneri. Guarda caso anche qui parliamo di un soggetto femminile che ha la forza di cambiare le sorti della fabbrica della sorella e del cognato e dare un colpo di spugna a tutto ciò che di torbido c’era stato nel loro passato remoto ed anche in quello prossimo.

Questo romanzo, nel condurre il lettore attraverso le vicissitudini dell’Italia del ’68 e di una regione come le Marche che ha sempre visto crescere la produzione artigianale fino a raggiungere livelli internazionali, racconta l’evoluzione di una nazione attraverso momenti di crescita e di contrazione e crisi esistenziali nei rapporti tra proprietari e operai.

I personaggi sono descritti con tratti precisi e definiti.

Il libro è entrato per caso nella mia libreria, grazie forse agli algoritmi dei social che hanno intercettato la mia passione per la lettura e la scrittura. Quindi ben vengano gli algoritmi che suggeriscono quello che vorresti. È entrato per caso, dicevamo, ma ci resta per meriti.

 

Remo Firmani

28 Settembre 2023

UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARÒ MAI PIÙ

David Foster Wallace

Leggendo “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, ho fatto un viaggio in crociera durato poco più di dieci giorni. Ma questo stando nella mia città, anzi più precisamente nella mia abitazione. Il viaggio in crociera extra lusso, come definito da Wallace, è un’idea che per i primi vent’anni della mia vita non sapevo neanche che esistesse, per i secondi venti anni della mia vita l’ho sempre vista come la fine della vita di un essere umano e per gli anni che sto vivendo da quando ho superato i quaranta, come una possibilità per riposarmi da i continui stress che la vita riserva.

La lettura degli scrittori classici aiuta a capire come si possa rendere eccezionale, un argomento apparentemente banale come quello della descrizione di una crociera extra lusso. Il rendere eccezionale un argomento banale è il segno che siamo di fronte ad un fuoriclasse della scrittura, che non sa solo intrattenerci con dei racconti delle varie attività che si possono svolgere sulla Nadir, ma che sa farci ridere anche quando parla della sua agorafobia e della necessità di stare in cabina a scrivere mentre mangia frutta e insudicia tutta la stanza. Ma se poi per caso esce e rientra, trova la stanza completamente in ordine e igienizzata con le lenzuola fresche e con la piega come in ospedale ed “un cioccolatino alla menta al centro del cuscino”. Al tavolo 64 della Nadir, insieme al nostro David c’erano cinque donne e due uomini i quali ovviamente stavano per la maggior parte del tempo in silenzio, per sbloccarsi solo nel momento in cui l’argomento virasse sul golf, affari e la profilassi transdermica del malessere da movimento e le scappatoie legali per far passare le cose in dogana.

È un libro capolavoro nel suo genere, che spiega come fare pubblicità senza fare pubblicità, che rende fantastica una crociera che fantastica non è che può farti valutare l’opzione di una crociera anche se tu non ne sia assolutamente interessato.

 

Remo Firmani

19 Luglio 2023

AFTER DARK

Haruki Murakami

Quando nel 2013 acquistai questo libro non conoscevo affatto Murakami. Entravo nelle librerie, vedevo le copertine dei libri e se attiravano l’attenzione iniziavo a leggere la sinossi. In questo caso era questa:

“Tokyo, un quartiere che inizia a vivere quando cala il buio, strade dove le insegne di bar e night club restano accese fino all’alba. Dalla mezzanotte alle sette del mattino, alcune persone sono casualmente coinvolte in una squallida vicenda di violenza. All’Alphaville, un love hotel gestito da Kaoru, un’ex campionessa di lotta libera, una giovane prostituta cinese viene picchiata da un cliente che poi fugge. In una caffetteria poco distante, Mari, una diciannovenne studentessa di cinese in cerca di solitudine, sta leggendo un libro; Takahashi, un giovane musicista jazz disinvolto e chiacchierone, vorrebbe attaccare discorso ma si scontra con la sua reticenza. Tuttavia, quando Kaoru cerca qualcuno che faccia da interprete alla prostituta ferita, Takahashi, che con il suo gruppo sta provando in uno scantinato vicino all’albergo, le suggerisce di rivolgersi alla giovane. Mari viene cosi a contatto con un ambiente a lei estraneo, ma paradossalmente riesce a comunicare con le persone che vi incontra in modo spontaneo e profondo: per la prima volta vince la riluttanza a parlare di Eri, la sorella maggiore, caduta in un letargo volontario dal quale non sembra volersi svegliare. L’immagine della bellissima ragazza che sta per essere inghiottita nel nulla attraverso lo schermo di un televisore apre un pericoloso spazio onirico nel quale rischia in ogni momento di scivolare la realtà.”

Così decisi di acquistarlo, e da allora non ho più smesso di leggere Murakami. Per chi volesse saperlo, non sono certo le trame ad incuriosire sullo scrittore in questione, ma il modo di raccontare gli accadimenti più banali, nel migliore dei modi. Rimasi folgorato da quel tipo di scrittura così affascinante e coinvolgente, che mi misi a leggere tutte le sue opere. Ad oggi, se avessi tempo ripeterei il percorso da capo.

 

Remo Firmani