
Viaggi in Italia
Truman Capote – edito da Garzanti
Pur essendo lo scrittore preferito del mio scrittore preferito, Murakami, non avevo mai letto niente di Capote. Viaggi in Italia mi è capitato tra le mani casualmente e mi ha colpito sin dalle prime righe per la freschezza del linguaggio, l’immediatezza del messaggio ed ovviamente per le descrizioni sognanti di tre posti italiani: Lago di Garda, Ischia e Taormina. Il viaggio in Europa di Capote si svolge tra il 1948 e il 1950, quando, insieme al suo amico D. arriva sul lago di Garda e descrive attraverso immagini nitide ed evocative, sia i luoghi incantevoli del lago di Garda, che le avventure d’amore, finite male, tra il suo amico D e la incandescente Lucia Ischia invece esce inizialmente dalle descrizioni della nave Principessa che trasporta sia detenuti che devono scontare pene sull’isola che chi deve prendere i voti di castità. L’arrivo della nave è un momento di festa, una delle tante scuse per prendersi una pausa dalle già esigue attività giornaliere. È ovviamente un posto in cui l’orologio, simbolo della frenesia moderna cade e si rompe per dare spazio alla completa rilassatezza della gente che si diletta con poco, mentre si inerpica su una carrozza verso la cima di un colle.

Se tu fossi neve
Eleonora Sottili
Recensire questo libro è impegnativo per via delle storie che si intrecciano e della complessità delle vite dei personaggi, che fanno cose fuori dal comune e che tengono il lettore in apprensione per le loro vicissitudini.
Jason, Zadie e Alice. Tre personaggi descritti in maniera sopraffina dall’autrice che riesce ad esprimere in maniera esaustiva tutto quello che pensano che vedono, lasciando il giusto spazio all’immaginazione del lettore che sembra lasciarsi trasportare per le strade di New York alla ricerca dei personaggi e del loro senso all’interno della storia.
Jason è un artista che disegna per categorie. Erano le due e trenta di un sabato pomeriggio quando alla Grand Central Station, ci fu l’esperimento del congelamento generale. Quindi chiunque stesse da quelle parti, rimase fermo per due minuti, chi mentre mangiava uno yogurt, chi mentre beveva e chi era sul punto di perdere il cappello. Quest’ultima persona era una ragazza con un cappello da fantino rosso, che catturò l’attenzione di Jason Polan, che ebbe il desiderio di andarla a baciare non appena fossero passati quei due minuti. Ma non essendo riuscito nel suo intento, poiché la ragazza si era volatilizzata, Jason decise che l’avrebbe ritrovata disegnando la gente comune di NY.
La vicina di appartamento di Jason Polan si chiama Zadie ed è una ragazzina di dodici anni appassionata di spedizioni al Polo Sud. Il ghiaccio, il freddo ed il congelamento sono il filo conduttore di questa storia d’amore e di passioni.
Quando Alice, arrangiatrice di dialoghi per il doppiaggio dei Simpson, inizia a trasferire la propria malinconia nei “suoi” personaggi, è arrivato il tempo di andare a trovare i suoi amici a New York, Doug e Filippo, che hanno qualcosa di importante da dirle. Così Alice prende il volo che da Torino la porta a NY ed atterra senza troppe complicazioni, nonostante i suoi pensieri fossero pieni di immagini nefaste di incidenti aerei e via dicendo.
Jason è talmente preso dalla ricerca della ragazza con il cappello da fantino, da non accorgersi che la piccola ed intraprendentissima Zadie mandava delle mail per farlo andare nei posti più disparati a disegnare persone, nella speranza che il suo amico potesse finalmente ritrovare la propria ragazza dal cappellino da fantino.
Al museo delle scienze naturali, Alice fece un test di gravidanza che risultò positivo e non si accorse che Jason l’aveva disegnata di spalle e fu impaurita dall’approccio diretto di quel ragazzo che diceva di aspettarla da due anni. Alice ebbe paura e fuggì, frastornata dalla novità che portava in grembo e dall’essere al centro dell’attenzione di un ragazzo che non aveva mai visto prima e che diceva di aspettarla da due anni.
La storia continua tra mille episodi rocamboleschi e pericolosi che si svolgono nel bel mezzo di una tempesta di neve che si abbatte su New York, il tutto impreziosito dalla capacità evocativa delle descrizioni vivide cariche di pathos.
Da leggere.

Il Circolo pickwick
Charles Dickens
Leggere “Il Circolo Pickwick” implica un viaggio che ciascun lettore, ma forse ciascun essere umano, dovrebbe compiere almeno una volta nella propria vita. Si tratta di un viaggio attraverso un’epoca ed attraverso i suoi personaggi, che oltre ai quattro Pickwickiani, sono circa una ottantina. Quel viaggio a cui accennavo è un viaggio che ciascun lettore di quest’opera compie all’interno di se stesso. I quattro amici del Circolo Pickwick vanno in giro per la campagna londinese a caccia di nuove storie da raccontare, nuove avventure da vivere e nuove amicizie da coltivare.
Lo stile narrativo di Dickens è unico dall’inizio alla fine del romanzo ed è carico di significati espressi attraverso un vocabolario ricco che modula a seconda delle circostanze e dei personaggi che vengono dipinti talmente realisticamente, che non sono personaggi ma persone che ci prendono per mano e ci guidano in un mondo che anche se non l’abbiamo vissuto dal vivo, sembra essere il nostro mondo. Un mondo fatto di amicizia, baldoria, comicità, ma anche liti legali, baruffe arresti e matrimoni d’interesse.
La comicità che fa da fil rouge per tutto il romanzo, ha come sua caratteristica principale l’ingrandimento di un particolare fino ad estremizzarlo e renderlo la degenerazione di un fatto, un accadimento, una caratteristica di un personaggio/persona.
Abbiamo detto che i nostri amici Pickwickiani, partono alla ricerca di storie da raccontare, ed il romanzo si compone di storie nelle storie che talvolta ci inducono a fare un passo indietro per ricordare cosa fosse accaduto qualche centinaio di pagine più indietro. Tant’è vero che la storia parte in maniera talmente baldanzosa ed allegra, che ci si chiede come ci si è arrivati alle stanze della Fleet, come è possibile che degli avvocati interpellati da una donna che reclamava una proposta di matrimonio disattesa, possano fare arrestare la propria assistita per mancato pagamento di quanto dovuto, insito in cavilli legali sottaciuti alla povera malcapitata. Pertanto il clima di festa va pian piano spegnendosi con lo scorrere delle pagine, a causa, come spesso avviene nella vita reale di donne che hanno ben poco di comico, ma che badano al concreto del doversi maritare.
Ma anche nella situazione più difficile del suo peregrinare, Mr Pickwick muta da allegro e gioviale a saggio e virtuoso. Aiuta i suoi amici a reintegrarsi in società, come Jingle e Job, oppure a maritarsi come Snodgrass, Winkle e Weller e si ritira a vita privata sciogliendo il circolo Pickwick.
Il finale, se ce ne fosse stato bisogno, è il più corroborante per l’animo di ciascun lettore.
Portare a termine questa lettura è stata un gran fatica, ma mi ha dato la consapevolezza che non si può essere appassionati di lettura e scrittura senza aver assimilato l’arte di quest’opera.

Chi dà luce rischia il buio
Giulia Ciarapica
Partiamo dalla copertina che è sempre la prima cosa che può attrarre in un libro ed in questo caso mi ha incuriosito molto. Poi il titolo che, nella sua contrapposizione tra luce e buio, richiama un sentimento di cui ciascuno di noi si sente un pò portatore. Quindi già due punti a favore di quest’opera, ma è solo l’inizio. Passiamo alla quarta di copertina, da qui vengo catapultato in un mondo che risale a qualche anno prima della mia nascita e che avrei voluto conoscere meglio perché è quello in cui la mia vita si apprestava ad avere la luce.
Poi inizio a leggere il libro e faccio fatica per le prime cento pagina ad entrare nel significato dell’opera. Ma questo è un problema che mi capita spesso, per fortuna ho il mio codice di lettura che mi impone di andare sempre avanti, perché un senso c’è in ogni cosa e in ogni libro, basta solo saperlo cogliere. Il senso è quello che riflette le nostre esperienze e le nostre vite e quindi ciascun libro, il medesimo libro, ha un significato diverso a seconda di chi lo legge.
Arriviamo poi alla descrizione del personaggio Rita, che fa scattare la fatidica scintilla per questo romanzo. È in questo punto, a pagina 118, mentre il personaggio di cui sopra è in chiesa a pregare o a sfidare il Cristo, che inizio a capire la bravura di chi scrive, che riesce a definire i personaggi con una naturalezza ed una carica emotiva che sono l’essenza della scrittura. Da lì in poi sono entrato in perfetta sintonia con l’autrice ed i suoi personaggi.
Infine quando il romanzo si avvia alla sua conclusione vi è un ultimo colpo di fioretto che è il discorso di Annetta a pagina 350, che mi ha stupito ancora una volta per l’emozione che ti coglie all’improvviso e per la carica contagiosa che fa risorgere dalle ceneri. Guarda caso anche qui parliamo di un soggetto femminile che ha la forza di cambiare le sorti della fabbrica della sorella e del cognato e dare un colpo di spugna a tutto ciò che di torbido c’era stato nel loro passato remoto ed anche in quello prossimo.
Questo romanzo, nel condurre il lettore attraverso le vicissitudini dell’Italia del ’68 e di una regione come le Marche che ha sempre visto crescere la produzione artigianale fino a raggiungere livelli internazionali, racconta l’evoluzione di una nazione attraverso momenti di crescita e di contrazione e crisi esistenziali nei rapporti tra proprietari e operai.
I personaggi sono descritti con tratti precisi e definiti.
Il libro è entrato per caso nella mia libreria, grazie forse agli algoritmi dei social che hanno intercettato la mia passione per la lettura e la scrittura. Quindi ben vengano gli algoritmi che suggeriscono quello che vorresti. È entrato per caso, dicevamo, ma ci resta per meriti.

UNA COSA DIVERTENTE
CHE NON FARÒ MAI PIÙ
David Foster Wallace
Leggendo “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, ho fatto un viaggio in crociera durato poco più di dieci giorni. Ma questo stando nella mia città, anzi più precisamente nella mia abitazione. Il viaggio in crociera extra lusso, come definito da Wallace, è un’idea che per i primi vent’anni della mia vita non sapevo neanche che esistesse, per i secondi venti anni della mia vita l’ho sempre vista come la fine della vita di un essere umano e per gli anni che sto vivendo da quando ho superato i quaranta, come una possibilità per riposarmi da i continui stress che la vita riserva.
La lettura degli scrittori classici aiuta a capire come si possa rendere eccezionale, un argomento apparentemente banale come quello della descrizione di una crociera extra lusso. Il rendere eccezionale un argomento banale è il segno che siamo di fronte ad un fuoriclasse della scrittura, che non sa solo intrattenerci con dei racconti delle varie attività che si possono svolgere sulla Nadir, ma che sa farci ridere anche quando parla della sua agorafobia e della necessità di stare in cabina a scrivere mentre mangia frutta e insudicia tutta la stanza. Ma se poi per caso esce e rientra, trova la stanza completamente in ordine e igienizzata con le lenzuola fresche e con la piega come in ospedale ed “un cioccolatino alla menta al centro del cuscino”. Al tavolo 64 della Nadir, insieme al nostro David c’erano cinque donne e due uomini i quali ovviamente stavano per la maggior parte del tempo in silenzio, per sbloccarsi solo nel momento in cui l’argomento virasse sul golf, affari e la profilassi transdermica del malessere da movimento e le scappatoie legali per far passare le cose in dogana.
È un libro capolavoro nel suo genere, che spiega come fare pubblicità senza fare pubblicità, che rende fantastica una crociera che fantastica non è che può farti valutare l’opzione di una crociera anche se tu non ne sia assolutamente interessato.

AFTER DARK
Haruki Murakami
Quando nel 2013 acquistai questo libro non conoscevo affatto Murakami. Entravo nelle librerie, vedevo le copertine dei libri e se attiravano l’attenzione iniziavo a leggere la sinossi. In questo caso era questa:
“Tokyo, un quartiere che inizia a vivere quando cala il buio, strade dove le insegne di bar e night club restano accese fino all’alba. Dalla mezzanotte alle sette del mattino, alcune persone sono casualmente coinvolte in una squallida vicenda di violenza. All’Alphaville, un love hotel gestito da Kaoru, un’ex campionessa di lotta libera, una giovane prostituta cinese viene picchiata da un cliente che poi fugge. In una caffetteria poco distante, Mari, una diciannovenne studentessa di cinese in cerca di solitudine, sta leggendo un libro; Takahashi, un giovane musicista jazz disinvolto e chiacchierone, vorrebbe attaccare discorso ma si scontra con la sua reticenza. Tuttavia, quando Kaoru cerca qualcuno che faccia da interprete alla prostituta ferita, Takahashi, che con il suo gruppo sta provando in uno scantinato vicino all’albergo, le suggerisce di rivolgersi alla giovane. Mari viene cosi a contatto con un ambiente a lei estraneo, ma paradossalmente riesce a comunicare con le persone che vi incontra in modo spontaneo e profondo: per la prima volta vince la riluttanza a parlare di Eri, la sorella maggiore, caduta in un letargo volontario dal quale non sembra volersi svegliare. L’immagine della bellissima ragazza che sta per essere inghiottita nel nulla attraverso lo schermo di un televisore apre un pericoloso spazio onirico nel quale rischia in ogni momento di scivolare la realtà.”
Così decisi di acquistarlo, e da allora non ho più smesso di leggere Murakami. Per chi volesse saperlo, non sono certo le trame ad incuriosire sullo scrittore in questione, ma il modo di raccontare gli accadimenti più banali, nel migliore dei modi. Rimasi folgorato da quel tipo di scrittura così affascinante e coinvolgente, che mi misi a leggere tutte le sue opere. Ad oggi, se avessi tempo ripeterei il percorso da capo.