Caterina Franciosi

Scopri l’intervista completa sul blog!

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati ai puntualissimi appuntamenti delle interviste del giovedì del Salotto Letterario. Oggi siamo in compagnia di Remo Firmani, autore del romanzo L’amore ai tempi del plotò.

Acquistalo qui: https://amzn.to/47qqBNi

L’amore ai tempi del plotò: qual è il significato di questo titolo?
Nel titolo sono racchiusi un sentimento comune come l’amore la sensazione che ci sia un arco temporale che in realtà non è mai considerato ed un oggetto (il plotò, che è il termine dialettale per la cassetta della frutta) che è la metonimia utilizzata nel corso di tutto il romanzo.

LACERBA

Periodico politico culturale fondato nel 1996 – Loreto Apruntino

Stampa del mercoledì 18 novembre 2023

Marzia Martin

L’autore di “L’amore ai tempi del plotò” ci propone il suo romanzo in due parti che sono divise da tanti anni, una parte ai tempi della guerra e l’altra ai tempi nostri. Il titolo è molto carino ma bisogna capire che cos’è il “plotò”, nessun mistero però perché l’autore ce lo svela, semplicemente la cassetta per la raccolta dell’uva, nel racconto ha la sua importanza ma non ve lo voglio rivelare, non sarebbe giusto. I dialoghi e le descrizioni dei vari personaggi sono molto reali e ricchi di particolari, sembra di essere presenti al fianco o al posto dei protagonisti. Storie apparentemente diverse ma per certi aspetti simili. Che cos’è che le accomuna? Vogliamo scoprilo? Tuffiamoci in alternanza nel passato e nel presente che l’autore ha abilmente separato in modo da spingerci a leggere, anzi a scoprire. Mi piace molto la frase “ciascuno di noi si sente confortevole nella propria zona di conforto.” Apparentemente sembra di poco valore ma è bello sapere che in un mondo di incertezze possiamo appoggiarci su quello che abbiamo conquistato fino a questo momento. Per ottenere quello che si sogna, bisogna innanzitutto pensarci, poi credere di riuscirci e poi farsi trovare al posto giusto al momento giusto quando tutto si appresta ad arrivare. Ogni cosa scritta o detta ad almeno un ascoltatore merita di avverarsi. Non si può amare senza calarsi nella realtà di chi o cosa appare nella nostra vita. Bella e suggestiva anche l’immagine della morte che porge la sua schiena e del guerriero che sale sul carro. Per la nostra protagonista tutto era unito e nulla avrebbe potuto spezzare quel legame eterno semplice ma indistruttibile, l’amore più infinito, la rinascita della speranza che nella vita c’è sempre un ritorno. “Alza gli occhi al cielo, osservane la vastità e la bellezza e capirai che solo contemplando nel pieno la tua arte potrai raggiungere la perfezione del tuo amore che dona senza necessità di ricevere.” Bellissima frase che l’altro protagonista si sente dire. La musica quella bella che riscalda l’atmosfera ti fa sentire a casa e ti penetra dentro avvolgendoti nella sua melodia, che parla di amori non corrisposti, di tragicomiche esperienze ma che rende musicisti e pubblico un tutt’uno con il suo sound. Un concerto indimenticabile, un pubblico indimenticabile come altrettanto lo saranno tutti i protagonisti. Tra due periodi così distanti come diverse sono le storie vissute i nostri protagonisti guardando il cielo in un certo senso si incontrano, si vedono, si percepiscono, ma c’è un legame tra di loro? Tocca a noi scoprirlo arrivando fino in fondo. C’è un “filo” che li collega, quel qualcosa che si tramanda attraverso il tempo e le varie epoche, che subisce un’evoluzione ed è sempre in continua crescita, si trova in cielo ed è rappresentato simbolicamente dal carro dell’orsa minore.

Francesca Di Giuseppe – Autrice

“L’amore ai tempi del plotò” l’ultimo lavoro editoriale di Remo Firmani; una storia d’amore che intreccia le sue mani nel tempo tra musica e Abruzzo. Un libro nel quale passato, presente e futuro si intersecano in modo elegante e preciso permettendo al lettore di fare un viaggio nel tempo che fu e il qui e ora senza troppi strappi e sobbalzi anzi, il viaggio di queste mani intrecciate coinvolge sempre più fino a comprendere che la storia non è semplice come si può immaginare dall’inizio. Un vero cammino dove le mani intrecciate dei protagonisti sono il filo conduttore che passa dalla Sicilia all’Abruzzo con lo sguardo sempre rivolto al cielo alla ricerca del plotò… E poi l’Abruzzo, Gessopalena per la precisione, che vive tra le pagine del libro attraverso la musica e un concerto unico, straordinario dove il protagonista, guardando il cielo stellato del borgo, rivive il suo amore, la sua storia e il suo modo… reale? Immaginario? Futuro? Un viaggio dunque appassionante, da leggere tutto di un fiato per la sua grande capacità di coinvolgere i lettori e portarli per mano verso l’amore.

    Le recensioni della Betta – Scrittrice

    Questa volta vi parlo di un libro molto particolare, L’amore ai tempi del plotò, di Remo Firmani. Per prima cosa chiariamo il significato della parola plotò: questo è una piccola cassettina di legno o cartone, bassa, senza coperchio, usata per il trasporto di prodotti ortofrutticoli. La forma del plotò poi ricorda anche quella della costellazione dell’Orsa minore, ovvero del Piccolo carro, lasciandoci così due scelte: pensare a un amore agreste oppure a uno nato sotto le stelle. A ognuno la sua. Il libro è scritto in un linguaggio corretto e scorrevole, con una ricchezza di vocaboli che ci fa fare pace con la miseria letteraria che purtroppo oggi imperversa un po’ ovunque. Nel libro vengono affrontati vari argomenti, di cui due mi hanno colpita molto: la grande conoscenza che Remo ha della storia della musica e il racconto che viene fatto della reclusione di un deportato in un campo di concentramento. Per la prima penso che lui abbia una grande passione, che lo porta a cercare, a scoprire, a conoscere sempre più cose inerenti alla musica, per poi condividere, con molta generosità, il tutto con noi. Nel leggere il secondo argomento, invece, mi sono commossa. È vero, la storia dei deportati la conosciamo tutti, ormai non c’è nulla che non sia stato detto, ma in questo caso è come viene raccontata la storia, in un modo semplice ma diretto, che arriva direttamente alla pancia del lettore, portandolo a provare rabbia e commozione. E qui vanno fatti davvero i complimenti all’autore, perché questa capacità comunicativa non è da tutti. Ma… dove sta la particolarità di cui ho accennato poco sopra? Nel fatto che questo non è un libro, bensì due. Ora vi spiego: a capitoli alterni l’autore ci racconta due storie molto diverse fra loro, che, almeno in apparenza, non hanno niente in comune. Nella prima troviamo una ragazza Rosalia, che al termine del secondo conflitto mondiale si ritrova sola, con la madre morta e il padre disperso in guerra, a portare avanti il lavoro della terra. Seguendo le sue vicende scopriremo la bellezza del nostro Meridione, seppure devastato dai bombardamenti e pieno di macerie. Nella seconda invece incontriamo Francesco, Frank per gli amici, un camionista con la passione della musica, che, in un tempo molto più vicino a noi, si sta preparando per uno dei tanti concerti che lui e il suo gruppo sono soliti fare. Due storie diverse, che potrebbero benissimo essere la trama di due distinti libri; due protagonisti che sembrano non avere nulla in comune; due epoche diverse… Quale sarà il filo che unisce queste due realtà? Lo scopriremo solo nell’ultimo capitolo, quando Remo ci offrirà un finale inaspettato e, oserei dire, quasi romantico. Proprio così, bisogna avere pazienza e leggere tutto sino alla fine, per lasciarci stupire da qualcosa che lascerà tutti a bocca aperta. Che altro dirvi? Acquistatelo e leggetelo, fino in fondo, mi raccomando. Non ve ne pentirete.

    Manuela Montemezzani

    Sinossi: Romanzo bifido che nell’alternanza dei capitoli intervalla le vicissitudini della bella Rosalia, donna di altri tempi, a quelle di Francesco, ragazzo che per sbarcare il lunario fa le consegne, ma la sua passione è quella di fare concerti con la sua band. Di capitolo in capitolo i personaggi mostrano i loro caratteri forti e determinati, le loro paure e le loro vite cosi come sono. Semplici e senza sofisticazioni. Pur essendo personaggi di due epoche diverse, sembra che qualche filo conduttore porti dall’una all’altro e viceversa. L’esperienza di Rosalia è raccolta in un viaggio, al quale si abbandona per fuggire la monotonia della vita di paese e dal quale ritrova le speranze che aveva perso a causa del conflitto mondiale. L’esperienza di Francesco ruota intorno a un concerto che rimarrà impresso nella sua memoria e in quella di chi vi ha assistito. Tra i due mondi cosi distanti, vi è un “gancio” nel cielo che li unirà e farà capire quanto la vita delle persone si rinnovi e si tramandi attraverso le epoche in un flusso continuo di crescita. Questo “gancio” è rappresentato dalla costellazione dell’Orsa Minore, che Rosalia definisce: il plotò (nome dialettale per definire la cassetta della frutta).

    Biografia: Remo Firmani è nato a Pescara nel 1973. È titolare dell’agenzia di Marketing Firmà Srl. Ha già pubblicato “Il Sogno Condiviso” (2014 Talos Edizioni) e “Tutta Colpa del Presidente” (2015 Talos Edizioni).

    Domande all’autore:

    Bellissimo libro un introspettiva di due storie e due epoche diverse a confronto. A cosa ti sei ispirato per la storia?

    Grazie per i complimenti. La storia è nata da un racconto che mi fece la mia compagna Giovina, della particolare circostanza per cui, una persona a lei cara, durante gli anni del dopo guerra, mise un bigliettino con le sue generalità nella cassetta della frutta (plotò) e per magia conobbe il suo futuro marito. Queste cassette della frutta venivano spedite in germania ed è li che venne letto. Da questa breve idea nacque il libro che pagina dopo pagina si evolveva in un incontro a distanza. Visto che nello stesso momento stavo scrivendo le caratteristiche di un ragazzo degli anni duemila, decisi di farli incontrare. Decisi che erano loro i due protagonisti, non a priori, ma durante la scrittura. E durante la scrittura decisi quel tipo di finale. Più che deciderlo il finale mi venne come ispirazione, proprio nel momento in cui non sapevo come concludere un tale libro. Altra curiosità del manoscritto è che, lo scrissi nel 2015 e non lo pubblicai. Nel 2020 parlando con la mia compagna di quella storia della sua persona cara, mi chiese se poi avevo scritto quel libro che avevo in mente. lo gli dissi di no. Ma poi tornando a casa mi misi al pc e scrissi la parola chiave: plotò ed uscì una cartella con tanto di libro finito e lo inviai alle case editrici. Me ne ero completamente dimenticato, preso dai tanti impegni di lavoro.

    Cosa hanno queste due epoche di simile messe a confronto?

    Ogni epoca ha caratteristiche che puoi ritrovare in altre epoche. Il dopo guerra di metà novecento è un epoca che ho vissuto attraverso i racconti dei miei nonni e dei miei genitori. Le parole che più lo caratterizzano sono: fame, distruzione, povertà, ma anche amore, rispetto del prossimo e condivisione. Nei primi anni duemila, ricordo che proprio mentre stavamo pensando che saremmo andati verso un processo di crescita infinito, di pace duratura, arrivò l’attacco alle torri gemelle e più niente fu come prima. La fiducia reciproca è andata via via scemando, fino ad arrivare al distanziamento sociale. Nell’epoca del personaggio maschile, Frank, la condivisione è quella che si ha sui social, piuttosto quella che si ha nella vita reale, ma il personaggio maschile ha bisogno dei valori che sono evidenziati nel personaggio femminile Rosalia.

    Il messaggio che vuoi dare ai tuoi lettori qual è?

    Sono dell’avviso che nella lettura di un libro, i messaggi sono differenti in base alle esperienze vissute di chi legge. Tant’è vero che le domande che mi hai fatto tu, mi hanno fatto pensare ad alcune cose nuove riguardo il libro che ho scritto. Quindi il mio messaggio iniziale era quello di definire la vita di due personaggi completamente diversi, completamente distanti nel tempo, che però in qualche modo hanno un punto in comune. È come se volessi dire che in ciascun essere umano c’è sempre un pizzico di tutte le persone che si incontrano nella vita ma anche di quelle che potresti incontrare in un futuro. Perché ciascuno di noi è frutto del destino che immagina e che pensa.

    Stai lavorando ad un nuovo progetto? Se si, quale?

    Nel febbraio scorso ho finito un altro libro che non so se e quando pubblicherò. Spero di non dimenticarlo nel cassetto come questo. Inoltre ho tanti racconti che non ho mai pubblicato, chissà, potrebbe venirmi in mente di farlo.

    Dove possiamo trovare questo libro?

    Il libro potete trovarlo sul mio sito www.remofirmani.it e da li cliccare sui vari link della Feltrinelli, Amazon, Ibs.

    Redazione IlMioLibro

    Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?

    Quella sensazione di insicurezza nell’approcciare al prossimo, o di mancanza del suolo sotto i piedi, di mancanza d’aria ad ogni singolo respiro, portano sempre e solo ad un nome: Amore. Nel libro “l’Amore ai tempi del plotò” di Remo Firmani si parla anche di questo, tra viaggi e terre devastate dalla guerra, come la Sicilia e L’Abruzzo negli anni del secondo grande conflitto. Si parla di musica e delle emozioni che può generare, si parla di amicizie, di relazioni e di intrecci di relazioni.

    Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? Dell’incontro tra due persone che magari si cercavano, dell’incontro di due persone che non avevano niente in comune fino a quando i loro sguardi non si sono incrociati, di due anime che erano alla ricerca di qualcuno che li completasse, di due tesori nascosti che dovevano essere scoperti, di due mondi che avevano radici diverse, di due mondi che appartenevano a due epoche diverse. L’amore è in ogni persona, anche della più indecente che ci possa essere sulla faccia della terra, anche della più sola che possa tirare avanti per le strade del mondo.

    Anche la persona più sola al mondo avrà, in qualche angolo recondito della propria esistenza, provato quella sensazione di emozione, tremore delle gambe, palpitazione del cuore, che l’abbia spinta a chiedersi, ma che è? Quella sensazione di insicurezza nell’approcciare al prossimo, o di mancanza del suolo sotto i piedi, di mancanza d’aria ad ogni singolo respiro, portano sempre e solo ad un nome: Amore.

    Sebbene ci viene facile stabilire cosa possa essere l’Amore per ciascun essere sensiente, che vive in un’epoca ben stabilita, è più complicato stabilire come possa esserci amore, o al limite incontro tra persone di epoche diverse. Si può ricorrere alla fantasia, che è pur sempre una vibrazione del nostro pensiero, alla fantascienza, ma non ci sono prove che persone di epoche diverse si siano amate, incontrate e cercate.

    La letteratura che è un atto d’amore nei confronti della comunicazione tra esseri umani, può generare questo connubio, questa connessione tra personaggi che appartengano ad epoche diverse. Il gesto d’amore che lo scrittore mette nell’addentrarsi nella creazione di storie, racconti e poesie può raggiungere lo scopo di far vagare il lettore attraverso epoche, paesaggi, foreste, mari e portarlo per mano verso avventure che mai avrebbe potuto vivere se non attraverso la lettura ed i libri.

    Nel libro “l’Amore ai tempi del plotò” si parla anche di questo. Si parla di viaggi, di terre devastate dalla guerra, come la Sicilia e L’Abruzzo negli anni del secondo grande conflitto. Si parla di musica e delle emozioni che può generare, si parla di amicizie, di relazioni e di intrecci di relazioni.

    Il plotò è il termine dialettale abruzzese con il quale si indicava la cassetta in legno che conteneva la frutta. Si racconta che nel dopo guerra alcune donne presero l’abitudine, per gioco o per noia, di scrivere dei biglietti e inserirli in queste cassette che raggiungevano paesi lontani. È capitato che qualche uomo incuriosito da questa cosa rispondesse al bigliettino e ne nascesse una storia d’amore che sfociasse addirittura nel matrimonio. Da questa semplice storia, nasce l’idea di creare due personaggi di due epoche diverse, una donna del dopo guerra, ed un uomo di fine 1900 inizi 2000, due persone determinate e piene di vita, schiette e d’altri tempi. In realtà quando parliamo d’Amore non sappiamo realmente di cosa parliamo, perché in ciascuno essere umano, ha dei connotati diversi. Quindi amore potrebbe essere un punto d’incontro metafisico che solo chi l’ha vissuto può raccontarlo.

    Daniela Zaghini

    Dopo aver letto questo libro, ci si accorge di avere un bel miscuglio di sensazioni all’interno dell’animo. Bisogna proprio per questo cominciare ad analizzarlo con calma e trovare un ordine.
    Innanzitutto il libro si sviluppa con due storie lontane nel tempo e nello spazio.
    Rosalia, ragazza abruzzese, nata nel 1936, la troviamo nel dopoguerra, orfana di madre e col padre dato per disperso, impegnata a portare avanti, da sola, il lavoro nei campi.
    Francesco, Frank per gli amici, lo incontriamo nel 2004, musicista per passione e camionista come lavoro.
    I due protagonisti non sembrano avere alcunchè in comune tranne forse un intreccio delle località da loro viste. Lui originario di Palermo, si trasferisce con la famiglia ancora ragazzino in Abruzzo; lei abruzzese, compirà un viaggio che la porterà a conoscere la Sicilia ancora fumante delle rovine del dopoguerra.
    Come nella coreografia di un balletto a teatro, i protagonisti si presentano all’inizio, soli, con i loro pensieri e le loro riflessioni; poi la scena mano a mano si riempie di tanti altri personaggi, tutti secondari ma tutti importanti e con un loro ruolo ben preciso. Non è questa la sede né per presentare i personaggi, né tanto meno per svelare il loro ruolo. Spetterà ad ogni singolo lettore scoprire le cento sfaccettature di queste storie.
    La narrazione delle due vicende, tenute abilmente separate, si alterna nei vari capitoli, cosi che il lettore sente il bisogno di continuare nella lettura per ritrovarsi e ritrovare il percorso delle storie interrotte.
    Un’attenzione tutta particolare merita la modalità di raccontare. In una realtà che ci ha abituato ai messaggi telegrafici dei cellulari, l’autore ci presenta un fraseggio ricco e articolato; con un uso frequente e ben gestito di quella punteggiatura, virgole in particolare, che sembra ormai passata di moda. Questo costringe il lettore a porre un’attenzione costante nella lettura per non perdere il filo della frase e magari mal interpretare quanto sta leggendo.
    Questa lettura ci porta anche ad altre riflessioni. Come in una visione onirica, i nostri protagonisti hanno la percezione visiva uno dell’altro. Ciò diventa possibile grazie alla musica e alle costellazioni che brillano sempre uguali ed immutate in cielo.
    La musica ammanta le loro visioni di malinconia, ma anche di speranza e tutte le cose assumono contorni nebulosi.
    È proprio grazie alla musica, suonata in una sera speciale da Frank, e ricordata da Rosalia come un vinile che il babbo le faceva ascoltare da bambina, unita ad un cielo stellato, luminoso oltre ogni aspettativa che i loro sogni si incontrano. Solo un caso fortuito? Qualcosa li lega? Nessun legame logico sembra essere possibile. Bisognerà giungere alla fine del libro per trovare forse una risposta.
    L’autore dimostra di avere una conoscenza approfondita sia dei vari strumenti che possono essere usati da una band, sia delle loro specificità; come molto ricca si rivela essere la sua conoscenza in campo musicale; una conoscenza che potrebbe essere definita professionale.
    Ancora un pensiero che riguarda il titolo: Cosa sta a significare l’amore al tempo del plotò? Che cosa è un plotò?
    Senza anticipare nulla del ruolo che hanno i plotò nella storia mi pare doveroso spiegarne almeno il significato. Cassettine in cui mettere l’uva raccolta: e come dice lo stesso autore, plateau in francese, plotò in abruzzese.