Cent’anni di solitudine

Gabriel Garcia Marquez

Il Romanzo, che ha una sua precisa connotazione sin dall’incipit che può essere ricordato per la forza evocativa di un plotone d’esecuzione e per l’originalità e la verginità di un villaggio di venti case d’argilla, da cui parte la storia fantastica, fantasiosa, fluviale e turbolenta dei Buendia. È la storia o l’insieme di storie di personaggi immortali che tramandano il loro nomi di generazione in generazione e che l’infinita Ursula suddivide in Aureliani, riservati e con lucido discernimento e in Josè Arcadio impulsivi e intraprendenti ma marcati dall’ineluttabile tragicità delle loro vite.

A Macondo prima arrivarono gli zingari con i loro saltimbanchi ed equilibristi ed insieme a loro il ghiaccio, poi arrivò la peste dell’oblio e solo Melquiades riuscì a ripristinare la memoria grazie a una sua magia. Poi arrivò la guerra ed il solitario Aureliano divenne il colonnello e smise di fabbricare pesciolini d’oro. Arrivò anche il treno che portò con sé i Gringos e il commercio di banane e quel decadimento accelerò inesorabilmente. Arrivò la pioggia che cadde inesorabilmente per quattro anni, arrivò la siccità che arse la terra per dieci anni.

I pesciolini d’oro che Aureliano creava nel suo laboratorio giovanile e che il Colonnello Aureliano tornerà a produrre una volta che l’armistizio avrà decretato la fine di tutte le sue trentadue guerre, rappresentano il legame tra il presente ed il passato che inizia con la solitudine e finisce con la stessa.

Con una scrittura poderosa e incontenibile Gabriel Garcia Marquez, nel 1967, traccia un nuovo solco nella terra delle opere d’arte della scrittura con la pubblicazione di questo straordinario capolavoro.

Remo Firmani

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