UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARÒ MAI PIÙ

David Foster Wallace

Leggendo “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, ho fatto un viaggio in crociera durato poco più di dieci giorni. Ma questo stando nella mia città, anzi più precisamente nella mia abitazione. Il viaggio in crociera extra lusso, come definito da Wallace, è un’idea che per i primi vent’anni della mia vita non sapevo neanche che esistesse, per i secondi venti anni della mia vita l’ho sempre vista come la fine della vita di un essere umano e per gli anni che sto vivendo da quando ho superato i quaranta, come una possibilità per riposarmi da i continui stress che la vita riserva.

La lettura degli scrittori classici aiuta a capire come si possa rendere eccezionale, un argomento apparentemente banale come quello della descrizione di una crociera extra lusso. Il rendere eccezionale un argomento banale è il segno che siamo di fronte ad un fuoriclasse della scrittura, che non sa solo intrattenerci con dei racconti delle varie attività che si possono svolgere sulla Nadir, ma che sa farci ridere anche quando parla della sua agorafobia e della necessità di stare in cabina a scrivere mentre mangia frutta e insudicia tutta la stanza. Ma se poi per caso esce e rientra, trova la stanza completamente in ordine e igienizzata con le lenzuola fresche e con la piega come in ospedale ed “un cioccolatino alla menta al centro del cuscino”. Al tavolo 64 della Nadir, insieme al nostro David c’erano cinque donne e due uomini i quali ovviamente stavano per la maggior parte del tempo in silenzio, per sbloccarsi solo nel momento in cui l’argomento virasse sul golf, affari e la profilassi transdermica del malessere da movimento e le scappatoie legali per far passare le cose in dogana.

È un libro capolavoro nel suo genere, che spiega come fare pubblicità senza fare pubblicità, che rende fantastica una crociera che fantastica non è che può farti valutare l’opzione di una crociera anche se tu non ne sia assolutamente interessato.

Remo Firmani

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