Chi dà luce rischia il buio

Giulia Ciarapica

Partiamo dalla copertina che è sempre la prima cosa che può attrarre in un libro ed in questo caso mi ha incuriosito molto. Poi il titolo che, nella sua contrapposizione tra luce e buio, richiama un sentimento di cui ciascuno di noi si sente un pò portatore. Quindi già due punti a favore di quest’opera, ma è solo l’inizio. Passiamo alla quarta di copertina, da qui vengo catapultato in un mondo che risale a qualche anno prima della mia nascita e che avrei voluto conoscere meglio perché è quello in cui la mia vita si apprestava ad avere la luce.

Poi inizio a leggere il libro e faccio fatica per le prime cento pagina ad entrare nel significato dell’opera. Ma questo è un problema che mi capita spesso, per fortuna ho il mio codice di lettura che mi impone di andare sempre avanti, perché un senso c’è in ogni cosa e in ogni libro, basta solo saperlo cogliere. Il senso è quello che riflette le nostre esperienze e le nostre vite e quindi ciascun libro, il medesimo libro, ha un significato diverso a seconda di chi lo legge.

Arriviamo poi alla descrizione del personaggio Rita, che fa scattare la fatidica scintilla per questo romanzo. È in questo punto, a pagina 118, mentre il personaggio di cui sopra è in chiesa a pregare o a sfidare il Cristo, che inizio a capire la bravura di chi scrive, che riesce a definire i personaggi con una naturalezza ed una carica emotiva che sono l’essenza della scrittura. Da lì in poi sono entrato in perfetta sintonia con l’autrice ed i suoi personaggi.

Infine quando il romanzo si avvia alla sua conclusione vi è un ultimo colpo di fioretto che è il discorso di Annetta a pagina 350, che mi ha stupito ancora una volta per l’emozione che ti coglie all’improvviso e per la carica contagiosa che fa risorgere dalle ceneri. Guarda caso anche qui parliamo di un soggetto femminile che ha la forza di cambiare le sorti della fabbrica della sorella e del cognato e dare un colpo di spugna a tutto ciò che di torbido c’era stato nel loro passato remoto ed anche in quello prossimo.

Questo romanzo, nel condurre il lettore attraverso le vicissitudini dell’Italia del ’68 e di una regione come le Marche che ha sempre visto crescere la produzione artigianale fino a raggiungere livelli internazionali, racconta l’evoluzione di una nazione attraverso momenti di crescita e di contrazione e crisi esistenziali nei rapporti tra proprietari e operai.

I personaggi sono descritti con tratti precisi e definiti.

Il libro è entrato per caso nella mia libreria, grazie forse agli algoritmi dei social che hanno intercettato la mia passione per la lettura e la scrittura. Quindi ben vengano gli algoritmi che suggeriscono quello che vorresti. È entrato per caso, dicevamo, ma ci resta per meriti.

Remo Firmani

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