Charles Dickens
Leggere “Il Circolo Pickwick” implica un viaggio che ciascun lettore, ma forse ciascun essere umano, dovrebbe compiere almeno una volta nella propria vita. Si tratta di un viaggio attraverso un’epoca ed attraverso i suoi personaggi, che oltre ai quattro Pickwickiani, sono circa una ottantina. Quel viaggio a cui accennavo è un viaggio che ciascun lettore di quest’opera compie all’interno di se stesso. I quattro amici del Circolo Pickwick vanno in giro per la campagna londinese a caccia di nuove storie da raccontare, nuove avventure da vivere e nuove amicizie da coltivare.
Lo stile narrativo di Dickens è unico dall’inizio alla fine del romanzo ed è carico di significati espressi attraverso un vocabolario ricco che modula a seconda delle circostanze e dei personaggi che vengono dipinti talmente realisticamente, che non sono personaggi ma persone che ci prendono per mano e ci guidano in un mondo che anche se non l’abbiamo vissuto dal vivo, sembra essere il nostro mondo. Un mondo fatto di amicizia, baldoria, comicità, ma anche liti legali, baruffe arresti e matrimoni d’interesse.
La comicità che fa da fil rouge per tutto il romanzo, ha come sua caratteristica principale l’ingrandimento di un particolare fino ad estremizzarlo e renderlo la degenerazione di un fatto, un accadimento, una caratteristica di un personaggio/persona.
Abbiamo detto che i nostri amici Pickwickiani, partono alla ricerca di storie da raccontare, ed il romanzo si compone di storie nelle storie che talvolta ci inducono a fare un passo indietro per ricordare cosa fosse accaduto qualche centinaio di pagine più indietro. Tant’è vero che la storia parte in maniera talmente baldanzosa ed allegra, che ci si chiede come ci si è arrivati alle stanze della Fleet, come è possibile che degli avvocati interpellati da una donna che reclamava una proposta di matrimonio disattesa, possano fare arrestare la propria assistita per mancato pagamento di quanto dovuto, insito in cavilli legali sottaciuti alla povera malcapitata. Pertanto il clima di festa va pian piano spegnendosi con lo scorrere delle pagine, a causa, come spesso avviene nella vita reale di donne che hanno ben poco di comico, ma che badano al concreto del doversi maritare.
Ma anche nella situazione più difficile del suo peregrinare, Mr Pickwick muta da allegro e gioviale a saggio e virtuoso. Aiuta i suoi amici a reintegrarsi in società, come Jingle e Job, oppure a maritarsi come Snodgrass, Winkle e Weller e si ritira a vita privata sciogliendo il circolo Pickwick.
Il finale, se ce ne fosse stato bisogno, è il più corroborante per l’animo di ciascun lettore.
Portare a termine questa lettura è stata un gran fatica, ma mi ha dato la consapevolezza che non si può essere appassionati di lettura e scrittura senza aver assimilato l’arte di quest’opera.