Luigi Pirandello
Il romanzo inizia con un dialogo tra Vitangelo Moscarda e sua moglie Dida che fa notare a suo marito, come il suo naso pende verso destra. Questa improvvisa ed inattesa rivelazione davanti allo specchio, lascia il protagonista in uno stato di interdizione che lo porta ad un monologo di riflessione e autoconsapevolezza tali da renderlo privo di una propria personalità. Lo specchio è l’oggetto che ricorre in questo romanzo, quale simbolo della riflessione sulla propria vita e su come il proprio essere sia visto dalle altre persone. Il giudizio delle altre persone sulla propria condizione di usuraio, è talmente permeante che lo porta a non essere più in grado di distinguere chi lui sia. Talvolta in preda all’euforia e qualche altra volta in preda allo sconforto, l’io di Vitangelo Moscarda subisce talmente tante migrazioni di personalità che arriva al punto di non averne più una. Il viaggio attraverso la riflessione induce il protagonista a perdere pian piano lo slancio vitale per la propria esistenza.
La prima volta lo lessi durante la scuola superiore, la seconda lettura ispira una riflessione più profonda.