Sandro Veronesi
Un uomo, lascia Milano a seguito della perdita della moglie per una malattia, ed insieme alla figlia torna a Roma, dove era cresciuto, per avere un po’ più di tranquillità. Tutta la presunta tranquillità e l’equilibrio che sembrava aver trovato, svaniscono.
Si accorge che il fratello, la figlia si sono allontanati da lui, li sta perdendo, come aveva perso la madre e il padre e poi la moglie. Per salvarsi dalla catastrofe che gli si sta riversando addosso, decide di fuggire a Milano.
Qui pian piano ritrova l’equilibrio, le persone che tanto l’avevano amato prima di tornare a Roma ed anche la serenità. Con dovizia di particolari (talvolta anche eccessivi) vengono delineati i caratteri di personaggi, sensibili, sfrontati, coatti ed anche altruisti. Tutto quello che ho ritenuto eccessivo durante la lettura ha trovato giustizia nel capitolo tredicesimo (che chissà se per coincidenza o per puro caso è il quartiere di Roma in cui torna a vivere il protagonista) della seconda parte, in cui viene magistralmente delineato il rapporto padre figlia. Tutto il libro, fino a questo punto aveva un che di terra terra e mistico allo stesso tempo, ma in questo capitolo, tutto quello che non mi piaceva è svanito come per magia. Mi ha portato oltre le ridondanze, e le infinite parentesi che si aprono e chiudono ed ho ammirato quel dialogo padre figlia fatto di silenzi, incomprensioni, chiarimenti e sensibilità che non avevo mai scrutato prima.